mercoledì 18 novembre 2009

Risonanza morfica di Sheldrake


Rupert Sheldrake, noto biologo e scrittore, dopo aver studiato a Cambridge, era finito in India nell'ashram di Bede Griffiths, un frate benedettino, allievo di C.S. Lewis,
autore di alcune belle opere sul declino dell'uomo moderno nel materialismo e
sulla sua possibile redenzione nella vita spirituale. In quell'ashram, a
Shantivanam nel Tamil Nadu, il giovane Sheldrake aveva scritto un interessante saggio, "A New Science of Life", combinando le sue esperienze e le sue certezze di scienziato con le esperienze e le incertezze di uno che si è messo sulla via dello spirito.

Un fenomeno osservabile molto interessante che la scienza ufficiale non è in grado di spiegare e che in parte giustifica molti fenomeni normalmente classificabili come “paranormali”, è quello che lo scienziato inglese ha spiegato con la sua ipotesi della “risonanza morfica”.
Si è osservato che quando un nuovo comportamento è stato adottato da un numero sufficiente di esseri viventi simili tra loro, si diffonde tra tutti gli esseri viventi della stessa specie anche se non ci sono contatti tra loro. Secondo Sheldrake questo fenomeno di “trasferimento di informazioni” avviene grazie ad una forma di risonanza che unisce tra loro, al di là dello spazio e del tempo, tutti gli esseri che appartengono alla stessa specie e che hanno la stessa forma.
Quella di Sheldrake, è considerata un’ipotesi e non una vera e propria teoria per il fatto che, nonostante l’osservabilità e la ripetibilità, non è ancora stata descritta in modo formalmente accettabile dalla scienza, ad esempio, attraverso una formula matematica. Finché la scienza ufficiale non riconoscerà l’Anima non spazio-temporale, sarà difficile riuscire a trovare un’altra spiegazione a questo fenomeno.

Gli esperimenti che lo hanno dimostrato sono numerosi, quello più popolare, sul quale sono stati scritti libri ed è stato prodotto anche un film (“L'esercito delle 12 scimmie” (Twelve Monkeys) diretto da Terry Gilliam, 1995), è quello conosciuto come il fenomeno della “centesima scimmia” descritto da Lyall Watson nel 1979 con un’accurata e rigorosa documentazione scientifica.
Un certo tipo di scimmie, la Macaca fuscata, che vive liberamente in branchi su numerose isole giapponesi, è stata sotto osservazione dei primatologi per diversi anni.
Tra il 1952 e il 1953, gli studiosi hanno iniziato a fornire alle scimmie del cibo: cumuli di patate dolci lasciate sulle spiagge, sia per evitare che rubassero cibo dalle fattorie vicine, sia per poterle studiare meglio. La stessa cosa venne fatta per nutrire diversi branchi su diverse isole. Per le scimmie era un’assoluta novità che fece loro acquisire nuovi comportamenti; uno di questi fu quello “inventato” da una scimmia femmina di nome Imo, membro di un branco abitante sull’isola di Koshima.

Imo scoprì che la sabbia poteva essere velocemente tolta dalla patata che stava per mangiare scuotendola nell’acqua dell’oceano o di un fiume. Questa sua scoperta venne successivamente appresa anche dalla madre e dalle compagne di Imo, che a loro volta la insegnarono anche ad altri membri del branco.
E’ estremamente inusuale il fenomeno per cui una giovane scimmia insegna a scimmie più anziane un’abitudine alimentare, perché in genere sono sempre le scimmie più anziane che insegnano come nutrirsi a quelle giovani. L’abitudine di lavare le patate si diffuse gradualmente tra le scimmie dell’isola fino al 1958, quando accadde quello che è stato battezzato da Watson il “fenomeno della centesima scimmia”. Fino ad allora erano state contate 99 scimmie che lavavano le patate prima di mangiarle, ma alle ore 11 di un martedì mattina, un’altra scimmia, la centesima, imparò a lavare le patate.

Watson riportò che il comportamento di questa centesima scimmia aveva determinato il superamento di una sorta di massa critica: nel pomeriggio dello stesso giorno praticamente tutte le scimmie dell’isola lavavano le patate prima di mangiarle. L’aspetto sconvolgente di quel fenomeno fu che quel comportamento superò inspiegabilmente anche barriere naturali e venne adottato contemporaneamente anche da scimmie delle stressa specie, di altre colonie su altre isole a centinaia di chilometri di distanza e sul continente, che non l’avevano mai fatto prima.


La tesi di Sheldrake è che tutti gli esseri viventi, e molto probabilmente anche i minerali, riescono in qualche modo ad acquisire nella loro memoria fatti avvenuti precedentemente ai loro simili, senza che fra di loro ci sia stata alcuna possibile comunicazione...almeno non un tipo di comunicazione conosciuta.

Lo scienziato inglese nel suo libro "A New Science of Life" racconta ad esempio di un esperimento, fatto nell'arco di diversi anni a Londra, in cui topi di varie generazioni, messi in una vasca che si riempie lentamente d'acqua e da cui esiste solo una via di uscita, imparano progressivamente a mettersi in salvo. Cioè, se più della metà dei topi della prima generazione affoga, molti di meno muoiono delle generazioni successive finché, dopo varie generazioni, tutti si salvano.

Quel che è assolutamente sorprendente è che, ripetendo lo stesso esperimento
in Australia, quasi tutti i topi della prima generazione trovano la via d'uscita come se l'esperienza dei topi di Londra si fosse in qualche modo trasmessa anche a loro. Lo stesso succede, secondo Sheldrake, nelle reazioni dei minerali e dei metalli sottoposti a certi processi. Ad esempio, certi cristalli che salinizzano a Londra dopo un certo numero di prove, salinizzano immediatamente quando l'esperimento viene fatto successivamente in un'altra parte del mondo.
La conclusione di Sheldrake è che esiste una sorta di accumulazione
dell'esperienza a distanza, sia distanza di tempo che di spazio e lui la chiama, appunto, "risonanza morfica".


FONTI:
- http://www.sheldrake.org/homepage.html;

- Fabio Paolo Marchesi "La fisica dell'anima" (Tecniche Nuove);

- http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/campi-morfici-o-morfogenetici.php

- Tiziano Terzani "Un altro giro di giostra" (Longanesi)

(^__^)

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